Per il Diritto a una giustizia con la G maiuscola!


QUESTO BLOG NASCE DAL LIBRO "VITTIME PER SEMPRE", DI BARBARA BENEDETTELLI, SCRITTRICE E ATTIVISTA DER I DIRITTI DELLE VITTIME. UN TESTO DI DENUNCIA FORTE. PAGINE ACCORATE, SCRITTE CON PASSIONE CIVILE E RIGORE. NON UN LIBRO, UNA CAUSA - AMA DIRE LA BENEDETTELLI - CHE DEVE ESSERE DI TUTTI E CHE VA OLTRE LE IDEOLOGIE PERCHE' LA VITA E' UN BENE SUPER PARTES, COME LA GIUSTIZIA! DALL'IMPEGNO CIVILE DELLA BENEDETTELLI NASCE UN MOVIMENTO ATTIVO DI PERSONE, COLPITE O MENO DAL REATO CONTRO LA VITA: GIUSTIZIA E DIRITTI PER I CITTADINI COLPITI DAL REATO CONTRO LA VITA


"Nel testo, come nel blog, la parola Vittime, al plurale, indica i congiunti di chi è stato ucciso, mentre al singolare indica la persona uccisa. La “V” maiuscola è invece una scelta che sottolinea il valore “unico” di una condizione immeritata, non voluta, di grande e durevole sofferenza. Dobbiamo a queste persone un rispetto che, ancora oggi, non c'è. Quando vedrò la parola Vittime con la "V" maiuscola in ogni testo, ogni commento, ogni blog, ogni giornale allora potrò dire: "Le nostre parole sono arrivate all'anima del mondo e lo hanno cambiato!"

BB

lunedì 4 giugno 2012

Nuovo terremoto in Emilia: detenuti a ricostruire.


(AGI) - Bologna, 4 giu. - I detenuti nelle carceri dell'Emilia-Romagna tra i protagonisti dell'opera di ricostruzione delle zone terremotate attraverso il loro impiego in lavori socialmente utili: questa l'idea del ministro della Giustizia, Paola Severino, durante la visita al carcere della Dozza di Bologna. "Vorrei lanciare un'idea - ha detto il ministro - quella di rendere utile la popolazione carceraria, quella non pericolosa, per i lavori di ripresa del territorio".
  Riferendosi ai danni causati in Emilia dalle ripetute scosse sismiche, Severino ha spiegato: "Momenti come questi potrebbero vedere anche parte della popolazione dei detenuti tra i protagonisti di un'esemplare ripresa". Rendere i detenuti tra i protagonisti della ricostruzione nelle zone terremotate a, secondo il ministro della Giustizia, Paola Severino, una doppia utilita'. In primo luogo il lavoro carcerario e' un modo per "spingere il detenuto a socializzare". Secondo questo intervento "insegna alla cittadinanza - ha spiegato il ministro durante la sua visita al carcere di Bologna - a considerare il detenuto un soggetto che puo' essere utile per la societa'".
  Citando l'esempio della casa circondariale di Bologna che vede tra la popolazione carceraria solo 101 detenuti in alta sicurezza, mentre 246 sono i tossicodipendenti e il 57% sono extracomunitari, il ministro ha spiegato che i protagonisti di questa iniziativa potrebbero essere individuati proprio tra queste ultime due fasce. Tra i tossicodipendenti e gli extracomunitari "in tanti casi - ha detto Severino - c'e' una grande voglia di ricominciare. Lavorerei su queste due fasce".
  L'idea lanciata dal guardasigilli riguarda parte della popolazione carceraria, cioe' i detenuti non pericolosi, di tutte le strutture emiliano-romagnole. (AGI) .




Cara Ministro Severino,
i tossicodipendenti stanno bene nei centri di recupero, è lì che lo Stato avrebbe il Dovere di mandarli per recuperare la loro vita uscendo dalla schiavitù della droga e dal girone della violenza e del disagio che questa comporta. Per quanto riguarda gli extracomunitari, nulla in contrario a fare lavorare quelli non pericolosi fuori dal cercere, ovvero i clandestini incarcerati senza avere commesso reati, ma non senza prima avere appurato senza ombra di dubbio che non sono, per davvero, pericolosi. 

Si ricordi inoltre di non fare uscire dal carcere assassini, stupratori, pedofili, sequestratori e anche ladri vista la situazione in Emilia, al di là che siano o meno drogati o extracomunitari. Perché se accadesse qualcosa a un libero, innocente, onesto cittadino è Lei che riterremo responsabile.

Il lavoro è un Diritto fondamentale nel nostro Paese, molti cittadini non carcerati non ce l'hanno. Mentre chi è rinchiuso per avere commesso reato ai danni di chi vive onestamente e nel rispetto delle regole e degli altri, sì, ha il diritto/dovere di lavorare, ma può farlo da luogo nel quale deve scontare una pena che deve continuare a essere tale. 
Barbara Benedettelli

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