Per il Diritto a una giustizia con la G maiuscola!


QUESTO BLOG NASCE DAL LIBRO "VITTIME PER SEMPRE", DI BARBARA BENEDETTELLI, SCRITTRICE E ATTIVISTA DER I DIRITTI DELLE VITTIME. UN TESTO DI DENUNCIA FORTE. PAGINE ACCORATE, SCRITTE CON PASSIONE CIVILE E RIGORE. NON UN LIBRO, UNA CAUSA - AMA DIRE LA BENEDETTELLI - CHE DEVE ESSERE DI TUTTI E CHE VA OLTRE LE IDEOLOGIE PERCHE' LA VITA E' UN BENE SUPER PARTES, COME LA GIUSTIZIA! DALL'IMPEGNO CIVILE DELLA BENEDETTELLI NASCE UN MOVIMENTO ATTIVO DI PERSONE, COLPITE O MENO DAL REATO CONTRO LA VITA: GIUSTIZIA E DIRITTI PER I CITTADINI COLPITI DAL REATO CONTRO LA VITA


"Nel testo, come nel blog, la parola Vittime, al plurale, indica i congiunti di chi è stato ucciso, mentre al singolare indica la persona uccisa. La “V” maiuscola è invece una scelta che sottolinea il valore “unico” di una condizione immeritata, non voluta, di grande e durevole sofferenza. Dobbiamo a queste persone un rispetto che, ancora oggi, non c'è. Quando vedrò la parola Vittime con la "V" maiuscola in ogni testo, ogni commento, ogni blog, ogni giornale allora potrò dire: "Le nostre parole sono arrivate all'anima del mondo e lo hanno cambiato!"

BB

mercoledì 13 aprile 2011

Né giustizialista, né garantista. Realista è la parola giusta!


Né giustizialista, né garantista. Realista è la parola giusta! No a una giustizia sommaria e parziale. No al garantismo a senso unico. Sì a un'analisi appassionata della realtà nel suo complesso per trovare, se ne siamo capaci "insieme", una giustizia che ancora oggi ha la "g" minuscola. 
Vittime per Sempre non è un libro ideologico. E' un testo che mostra la solidità della violenza, attraverso le testimonianze di vita vissuta e attraverso i fatti. L'atto violento non termina con la sua realizzazione. Prosegue in chi lo ha subito. Macchia l'intera società. In questo libro si parla di reati gravissimi contro la persona. Si parla di uccisione di un essere umano per mano di un altro essere umano: omicidio. Ecco, oggi nel caos di immagini e parole, nel loro uso e abuso, dobbiamo fermarci un istante e andare alla radice per cogliere "il pieno" di parole che altrimenti appaiono vuote. E nel vuoto la violenza agisce indisturbata colpendo chiunque, comunque, ovunque.

"Quando a uccidere sono persone che in qualche modo avevano già avuto a che fare con la legge, il senso d'ingiustizia diventa così grande da pesare quanto un macigno. E si posa su tutta la società, che si divide. Ecco che chi si avvicina alle Vittime e con loro chiede giustizia viene definito in senso spregiativo “giustizialista”, vendicativo, colpevole di generare e alimentare violenza. Ma si tratta di pregiudizi nei confronti di ciò che è invece negazione del male umano, opposizione tenace verso atti inammissibili contro la vita, rifiuto di dover vedere gente che uccide altra gente.
A chi giova negare che la malvagità esiste, e che una volta scoperta va curata e guarita “senza ombra di dubbio”? Siamo noi a dare senso al senso e valore al valore. Qual è il senso che diamo oggi alla vita umana? Quale valore? E alla morte? Un assassino non può chiedere di cancellare ciò che ha fatto dal tempo dell'esistenza che ci accomuna. E neanche noi possiamo dimenticare.(...) Malversazione, abuso, sopraffazione non sono quelli di uno Stato che imprigiona stupratori o assassini, sono quelli che gli stessi compiono. Non dimentichiamolo quando l'evento è passato. È passato per chi il male lo ha fatto, non per chi lo ha ricevuto. La nostra Carta costituzionale parla di fine educativo della pena, ma non indica, tra le diverse possibilità offerte dalla pedagogia, quale sia quella preferibile. E non possiamo scambiare la tortura e il trattamento disumano e degradante con la disciplina (…) Un'indulgenza eccessiva non solo non soddisfa la sicurezza dei cittadini, ma non rispetta neanche i principi del nostro ordinamento giudiziario a doppio binario, che dovrebbe avere tra i suoi fini retribuzione, rieducazione e tutela della società. La risocializzazione del condannato avviene spesso in modo indiscriminato, appare come un obiettivo che annulla tutto ciò che serve per raggiungerlo. E i risultati sono evidenti nelle recidive. Un disastro che diventa una tragedia quando, grazie a certe voragini, in giro si trovano individui davvero pericolosi. Uomini come quello che nonostante ventisei condanne alle spalle per stupro, estorsione, minacce, aggressione, durante un beneficio stabilito in libertà, e grazie a quella libertà, ha potuto dare fuoco a una giovane donna che lo rifiutava."


Nessun commento: