Per il Diritto a una giustizia con la G maiuscola!


QUESTO BLOG NASCE DAL LIBRO "VITTIME PER SEMPRE", DI BARBARA BENEDETTELLI, SCRITTRICE E ATTIVISTA DER I DIRITTI DELLE VITTIME. UN TESTO DI DENUNCIA FORTE. PAGINE ACCORATE, SCRITTE CON PASSIONE CIVILE E RIGORE. NON UN LIBRO, UNA CAUSA - AMA DIRE LA BENEDETTELLI - CHE DEVE ESSERE DI TUTTI E CHE VA OLTRE LE IDEOLOGIE PERCHE' LA VITA E' UN BENE SUPER PARTES, COME LA GIUSTIZIA! DALL'IMPEGNO CIVILE DELLA BENEDETTELLI NASCE UN MOVIMENTO ATTIVO DI PERSONE, COLPITE O MENO DAL REATO CONTRO LA VITA: GIUSTIZIA E DIRITTI PER I CITTADINI COLPITI DAL REATO CONTRO LA VITA


"Nel testo, come nel blog, la parola Vittime, al plurale, indica i congiunti di chi è stato ucciso, mentre al singolare indica la persona uccisa. La “V” maiuscola è invece una scelta che sottolinea il valore “unico” di una condizione immeritata, non voluta, di grande e durevole sofferenza. Dobbiamo a queste persone un rispetto che, ancora oggi, non c'è. Quando vedrò la parola Vittime con la "V" maiuscola in ogni testo, ogni commento, ogni blog, ogni giornale allora potrò dire: "Le nostre parole sono arrivate all'anima del mondo e lo hanno cambiato!"

BB

martedì 19 aprile 2011

Caso Jucker. Non possiamo dimenticare.


Questa ragazza non c'è più.
Si chiamava  Alenia.
Ne sono certa, il collegio che ha deciso per questo premio in libertà è consapevole del rischio ( basta anche una sola possibilità) che si è assunto. Della responsabilità, almeno, morale. 
La giudice Beatrice Crosti aveva rifiutato questo permesso. Ieri un altro collegio di quattro persone, magistrati e medici, ha invece firmato il via libera. Hanno chiesto che Jucker fosse però accompagnato, nel suo primo "permesso premio", da un volontario. Una contradizione preoccupante. Perché se c'è la certezza ogni ragionevole dubbio che non è pericoloso? Quanto forte deve essere questo volontario per evitare, in caso di crisi del detenuto, una nuova tragedia? 
Davvero si può dire pagato, dopo nove anni, o undici ( come sarà la pena reale dopo i vari premi, riti abbreviati ecc.ecc.) il prezzo alla società, per avere stracciato una vita con la volontà di “fare qualcosa di più che uccidere?”

Sul Corriere si legge: "Non era in discussione che Jucker, affetto non da schizofrenia ma da disturbo bipolare dell'umore che può innescare anche un solo episodio maniacale, in questi anni di carcere sia stato un detenuto-modello; o che, anche dopo aver smesso di prendere psicofarmaci, non abbia più avuto ricadute nello scompenso mentale acuto, di tipo psicotico delirante, esploso nel 2002. Il nodo, invece, era la prognosi sull'attuale capacità di Jucker, qualora fosse vittima di un'altra crisi come quella di 9 anni fa, di accorgersene in tempo e farsi aiutare prima di perdere il contatto con la realtà. La giudice di prima istanza non si era sentita di contarci. Invece nella valutazione del collegio che ieri gli ha dato il primo permesso premio, una sufficiente tranquillità risiede proprio nella consapevolezza in Jucker, e nei suoi familiari e psicoterapeuti, della patologia di cui egli soffre e dei comportamenti che più potrebbero ridestarla, quali l'uso della marijuana e il poco sonno." Il grassetto è mio. E a me questa frase fa paura. Perché dimostra come la libertà di un assassino di circolare, viene messa sopra la libertà di vivere.

Le parole che seguono invece, e che non vanno mai dimenticate, sono del giornalista e scrittore Antonio Rossitto.

La mattina del giorno in cui truciderà la sua fidanzata facendone a pezzi il corpo, Ruggero Jucker si sveglia di buon'ora. Cose da fare, in effetti, ne ha parecchie.
Prima di tutto va dallo psichiatra con cui la madre gli ha combinato un altro appuntamento. Il dottor ...è uno di famiglia: lo conosce da sempre e ha in cura anche suo padre per la depressione.
Alle 8.30 Poppy arriva nello studio del medico, ben vestito e lavato di fresco. Si mostra disponibile, anche se a Vita dà l'impressione di voler ricacciarsi al più presto nella sua abitudinarietà: come se fosse andato a quella visita più per non far dispiacere alla madre che per convinzione personale.
Si siede sulla comoda seggiola dello studio e ammette che, sì, quello è un periodo un po' difficile. Spiega di essere molto stressato, specie per l'organizzazione dell'evento della .... Niente di grave, sostiene, ma gli sembra che quei manager vogliano imporre le loro decisioni.
Al dottore non sembra certo di avere davanti un caso clinico disperato. «È solo un piccolo esaurimento» gli dice. «Prendi qualche calmante e cerca di dormire» Gli prescrive due farmaci [...]. Roba blanda, visto che nulla fa pensare che Ruggero possa, nel giro di mezza giornata, trasformarsi in un omicida sadico e spietato.
Ma forse è solo un attimo. O una finzione.
La stessa mattina, quando l'imprenditore arriva nella sua zupperia, è già molto agitato. Va a pranzo in un ristorante di via Eustachi, nella zona est della città, con un amico. È passata solo qualche ora dalla visita in cui al medico è parso sereno e rilassato, ma sembra già un altro. Dice cose senza senso. Divaga.
L'amico si informa sulle sue condizioni di salute. Lui, concitato, gli risponde: «Sto meglio! Ho visto arancio, ho capito, sto meglio!». Che stava a significare adesso il riferimento a quel colore a cui veniva dato potere salvifico? [...].
Quel giorno Ruggero lavora fino a tardi, nonostante l'idea non gli piaccia per niente. Deve tradurre in inglese il progetto per la.... Termina poco prima delle 8 di sera e manda i fogli via fax. Esce e si dirige verso un ristorante in via Sottocorno, dove ha appuntamento con il padre e il fratello [...].
Quando finiscono di mangiare, i fratelli accompagnano il padre a casa, poi vanno nell'appartamento di viale ..., dove Dario deve dormire.
Sono le 22.10: Ruggero chiama al telefono Alenya. Le conferma che, come concordato, avrebbero passato la notte insieme, in via Corridoni. «Vengo a prenderti io» le dice prima di riattaccare.
Saluta il fratello ed esce in strada.
Arriva sotto il palazzo di Alenya e aspetta che lei scenda. Poi insieme si incamminano verso via Corridoni, che dista qualche minuto a piedi [...].
La coppia entra nell'appartamento al piano rialzato di via Corridoni intorno alle 22.45 [...]. La follia di Ruggero Jucker comincia in un imprecisato orario dopo l'una di notte. Racconterà di aver sentito un forte malessere fisico e psichico. Si alza dal letto, agitato. Non sta fermo un attimo. Alenya si sveglia e cerca di rasserenarlo, ma l'uomo non ragiona più. È ingovernabile e comincia a urlare. Lei capisce che la situazione sta degenerando. Dopo aver cercato di raggiungere il telefono, si rifugia in bagno.
Lui va in cucina, a cercare l'arma del delitto.
Vede i 27 coltelli, ognuno al suo posto. Invece apre un cassetto, dove c'è una scatola di cartone dentro cui è custodito un pezzo speciale: un coltello da sushi mai usato, che un amico gli ha portato recentemente da un viaggio in Giappone. Ha il manico istoriato con ideogrammi e una lama affilatissima lunga una ventina di centimetri.
Ruggero scarta nervosamente la confezione, impugna l'arma e va verso il bagno. Alenya tenta di non farlo entrare, ma a lui basta spingere con forza per varcare la soglia e scagliarsi contro di lei.
La prima coltellata raggiunge la fidanzata alle spalle. La ragazza cade. Mentre prova a difendersi, lui continua a massacrarla. Sugli avambracci e la mano destra di Alenya verranno trovati tagli che si è procurata cercando di proteggersi. La colpisce al cuore, a un polmone: lei è a terra, moribonda, il corpo devastato. Non è ancora morta quando il compagno comincia a dissezionarla. Le taglia il fegato, il pancreas, l'intestino. Non sono ferite inferte a caso, ma operazioni precise e macabre. Lui, ammetterà ai pubblici ministeri durante l'interrogatorio, vuole fare qualcosa di più che uccidere."


N


Nessun commento: