Per il Diritto a una giustizia con la G maiuscola!


QUESTO BLOG NASCE DAL LIBRO "VITTIME PER SEMPRE", DI BARBARA BENEDETTELLI, SCRITTRICE E ATTIVISTA DER I DIRITTI DELLE VITTIME. UN TESTO DI DENUNCIA FORTE. PAGINE ACCORATE, SCRITTE CON PASSIONE CIVILE E RIGORE. NON UN LIBRO, UNA CAUSA - AMA DIRE LA BENEDETTELLI - CHE DEVE ESSERE DI TUTTI E CHE VA OLTRE LE IDEOLOGIE PERCHE' LA VITA E' UN BENE SUPER PARTES, COME LA GIUSTIZIA! DALL'IMPEGNO CIVILE DELLA BENEDETTELLI NASCE UN MOVIMENTO ATTIVO DI PERSONE, COLPITE O MENO DAL REATO CONTRO LA VITA: GIUSTIZIA E DIRITTI PER I CITTADINI COLPITI DAL REATO CONTRO LA VITA


"Nel testo, come nel blog, la parola Vittime, al plurale, indica i congiunti di chi è stato ucciso, mentre al singolare indica la persona uccisa. La “V” maiuscola è invece una scelta che sottolinea il valore “unico” di una condizione immeritata, non voluta, di grande e durevole sofferenza. Dobbiamo a queste persone un rispetto che, ancora oggi, non c'è. Quando vedrò la parola Vittime con la "V" maiuscola in ogni testo, ogni commento, ogni blog, ogni giornale allora potrò dire: "Le nostre parole sono arrivate all'anima del mondo e lo hanno cambiato!"

BB

martedì 22 marzo 2011

La terribile agonia di Yara e le nostre responsabilità!


Sul Tgcom leggo:
"Yara Gambirasio prima è stata malmenata e poi strangolata. E' la nuova conclusione degli inquirenti che indagano sul giallo di Brembate di Sopra. Il medico legale Cristina Cattaneo, incaricato dell’autopsia sul corpo della giovane, ha infatti rilevato dei segni che confermerebbero la tesi dello strangolamento. L'assassino dunque, dopo una violenta colluttazione con la vittima, ha usato entrambe le mani per serrarle la gola e soffocarla a sangue freddo. L'Indiscrezione, sui nuovi risultati delle indagini, è stata riportata dal settimanale "Oggi", in edicola dal 23 marzo. Ma non solo, dai risultati dell'autopsia (sono state rilevate due vistose ecchimosi sotto gli occhi e un colpo tremendo alla tempia sinistra) è emerso che probabilmente quando Yara è stata strozzata era priva di sensi. Ed era già morta quando l'assassino ha poi inferito sul corpo della giovane con un coltello: la vittima infatti non ha perso sangue". 

 Io non so, se c'è un Dio. Onestamente non posso che immaginarlo, o desiderarlo quando accadono fatti così tremendi. E desiderarlo così grande e immenso da poter fermare tutto questo male. Ciò di cui ho la certezza, è la nostra presenza qui e ora. E quello in cui posso e voglio credere con tutta la mia forza, è che siamo vicini a una soluzione in grado di eliminare ciò che fino ad ora nessuna epoca, nessuna società, sono state in grado di eliminare: la violenza assoluta che si fa solida. Grande più della vita stessa, tanto da negarla. Mai, siamo stati in grado di farlo: non con la pena capitale. Non quando la vendetta era realtà. Non con la clemenza. Con questo assurdo buonismo, questa assurda incapacità di punire, di fermare il male che anzi, neanche vogliamo vedere. Ci deve essere una via nuova, dobbiamo solo volerla cercare. Ma per farlo dobbiamo smettere di dare per scontata la vita. Dobbiamo smettere di avere paura di punire con fermezza. Punire con fermezza non significa: fare male. 

Yara non la salva più nessuno. 

Ma se nessuno avrebbe potuto salvarla ancora non lo sappiamoLo sapremo quando scopriremo chi l'ha uccisa - al di là delle polemiche banali, inique e inutili alle indagini, che abbiamo il diritto di chiedere che siano svolte con coscienza, capacità, rigore, senso di responsabilità e anche "responsabilità"E questo lo dico perché anche Tommaso Onofri - il 2 aprile ricade l'anniversario del ritrovamento-, probabilmente sarebbe ancora in vita accanto a "tutta" la sua famiglia, se la legge, la Costituzione e molti magistrati, fossero meno garantisti verso i colpevoli. Chi ha sottratto dal seggiolone quel meraviglioso bambino e lo ha ucciso, non avrebbe dovuto essere in libertà. No, in un paese dove si tutelano oltre ogni ragionevole dubbio i liberi cittadini, prima ancora dei colpevoli già condannati per reati gravissimi contro la persona.

Ora abbiamo tutti l'obbligo civile, morale, "umano", di rendere a Yara e alla sua famiglia una sempre misera giustizia. Sempre misera sì, se rapportata a ciò che è stato sottratto, e come. 
Barbara Benedettelli

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