Il 13 Marzo 2011 ho perso mio padre in un incidente stradale. A distanza quasi di un anno, sento la necessità di raccontare ciò che è successo e cosa la mia famiglia sta vivendo. L’imputato non è mai stato né ascoltato, nè interrogato, non gli è stato chiesto NULLA!. Dopo neanche un mese dall’accaduto ha ricomprato un nuovo Suv, con il quale mi sorpassa in quella stessa strada provinciale, dove io mi reco ogni 13 del mese per portare i fiori sul luogo dell’incidente. Due settimane fa mi viene recapitata una lettera nella quale la moglie del P., Amministratrice della Società proprietaria dell’Audì, chiede alla mia Assicurazione, dato che la colpa dell’incidente è attribuibile a mio padre il risarcimento dei danni. Scusate, il P. è stato rinviato a giudizio, la prima udienza del procedimento penale è il 02 Aprile 2012, chi ha emesso questa sentenza?
Ripeto a me stessa che devo continuare a credere nella giustizia, anche se noi familiari delle vittime della strada non abbiamo alcuna voce in capitolo, l’imputato può scegliere il patteggiamento o il rito abbreviato, il che equivale all’impunità. Più passa il tempo e più mi rendo conto che la legge non tutela le persone più deboli, e chi è più debole di una persona che non può difendersi perche “morta “, perché “uccisa “ in mezzo ad una strada e infilata in sacco di plastica come un cane. Come faccio a sperare in una giustizia che permette ad un mafioso, accusato di più di 100 omicidi, ora collaboratore di giustizia, fratello del P., di camminare liberamente in piazza per farsi vedere. Dalle nostre parti non servono le parole, basta questo. La più grande eredità che nostro padre ci ha lasciato è l’onestà ed è in nome di ciò che chiediamo verità. Noi abbiamo perso, abbiamo perso comunque! Insieme a noi hanno perso tutte le persone che desiderano vivere in uno stato di diritto, dove la legge è uguale per tutti, dove la parola omicidio ha un significato non sovvertibile e una conseguente pena certa. Hanno perso tutte le persone che ogni mattina si alzano per guadagnarsi da vivere in modo dignitoso, hanno perso tutte le persone che non cercano conoscenze e raccomandazioni, in una parola sola ha perso la legalità. Nelle ultime settimane si è aperto un ampio dibattito sull’introduzione nel nostro Ordinamento dell’OMICIDIO STRADALE. Oserei dire meglio tardi che mai!
Si parla però di tale reato in caso di guida in stato di ebbrezza o sotto l’uso di sostanze stupefacenti, ritengo a mio modesto parere che non dobbiamo permettere che vi siano morti di serie A e di serie B. Perché, come nel caso di mio padre, il P. nel pieno delle sue facoltà mentali ha deciso una domenica mattina piovosa di mettersi alla guida del suo Suv, con a fianco la figlia di nove anni, di schiacciare il piede sull’acceleratore, di inserire la sesta marcia e di percorrere un tratto di strada provinciale come se si trovasse su un circuito di Formula Uno, consapevole della sua guida incosciente e sapendo che correre poteva arrecare danno a se stesso e agli altri.
Il compito dei giudici è quello di far rispettare la legge, e purtroppo con le norme in vigore in questo momento hanno le mani quasi legate, si ritrovano a ridare in mano ad un omicida il porto d’armi (la patente) e la pistola (l’auto). Non cerchiamo vendetta, cerchiamo solo una giustizia giusta, perché riteniamo che solo ciò può darci la forza di andare avanti, di dire: anche se la legge non prevede alcuna pena, per la società civile “ SEI COLPEVOLE “, a causa della tua guida inaffidabile hai ucciso un uomo. Che magra consolazione!
CARMEN ASARO
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