«Gentile
signor C. A., non ci conosciamo, o meglio io non la conosco
personalmente. Conosco perfettamente tutti i suoi dati come da
verbale di polizia, ma non l'ho mai vista in faccia, guardata negli
occhi e non conosco la sua voce. Quella sera maledetta, quando ormai
il mio bambino giaceva esanime travolto dalla sua autovettura,
probabilmente lei, insieme alla sua famiglia, si era blindato in
macchina, vedevo in lontananza le sembianze di sua moglie e dei suoi
bimbi e non mi sono avvicinata. L'ho fatto apposta, a evitare azioni
inconsulte. Credo sia un istinto naturale, umano, condivisibile.
Vedere il mio Andrea, morto per terra, il suo corpo martoriato, la
sua testa fracassata, il suo volto bellissimo e così tanto amato,
sfregiato, deturpato, i suoi occhi azzurri ormai chiusi per sempre...
Quale madre, quale padre, non avrebbe voluto ritorcersi contro di
lei? Le augurai con tutto il mio cuore e con tutta la mia voce, di
provare anche lei lo stesso dolore, le augurai veramente che anche
lei e sua moglie e tutta la sua famiglia potesse soffrire e provare
ciò che noi stavamo provando. Fu la reazione del primo momento. Ora,
a distanza di circa 100 giorni, egregio signor C. A., posso dirle con
la stessa sincerità con la quale pronunciai quelle parole, che no,
questo dolore non lo auguro neppure a colui che ha provocato la morte
di mio figlio. Non auguro a nessuno, ma proprio a nessuno di voler
riabbracciare il proprio figlio al punto che per poterlo fare io
darei la mia stessa vita. Solo per poterlo salutare e baciare un
minuto soltanto. Non auguro a nessuno, ma proprio a nessuno di
cercare il suo odore negli armadi, di cercare la sua essenza fra gli
abiti sporchi nel bucato ancora da fare, di accarezzarlo idealmente
accarezzando una fredda fotografia, di sperare di rivederlo in un
sogno per qualche minuto, sogno che non arriva perché ancora adesso
per riuscire a riposare un po' ho bisogno di pesanti dosi di
sonniferi. Io, a ogni modo, non cambierei un solo minuto con lei.
Preferisco avere il mio bambino sotto terra e non rivederlo più, che
dover convivere con la mia coscienza e con il dolore immenso di aver
provocato la morte di un essere umano. A dirla tutta, mi risulterebbe
alquanto difficile convivere solo con l'idea di aver ammazzato un
cane, figuriamoci se solo per un istante dovessi sopportare l'idea di
aver ucciso un ragazzo di 15 anni, che aveva tutto il suo domani
racchiuso nella vita che lei ha spezzato. Non lo rivedrò più, lo
comprende? Mio figlio è sotto terra a marcire, lo comprende? Il mio
dolore un giorno si trasformerà, impareremo a conviverci, dobbiamo
farlo perché non possiamo fare altrimenti, abbiamo il gemello
Cristian da crescere e davvero non possiamo fare altro. Anche se la
voglia ci sarebbe, quella di raggiungere Andrea e di non soffrire
più. Lei quella sera aveva fretta e mio figlio è morto. Non
funziona così signor C. A., no, proprio non funziona così. Se anche
lei condivide questo mio pensiero, io le chiedo umilmente di avere
pietà di noi, di avere un guizzo di onestà e di umanità, di
riscattarsi da questa cosa terribile che lei ha compiuto, di lasciar
perdere avvocati che probabilmente le daranno consigli in tal senso,
lasci perdere tutto signor C. A., mi dia retta lasci perdere tutto,
si metta a posto con la sua coscienza, lasci perdere i benefici che
la legge garantista le consente. Non patteggi la pena. Chieda al suo
avvocato di non patteggiare la pena, la prego, si sottoponga a
giudizio ordinario, si sottoponga senza sconti alla legge che
stabilirà le sue responsabilità. Non chieda benefici, mi creda, non
le farà bene. Se lei dovesse farlo, come saranno tutte le prossime
mattine della sua vita che le auguro lunghissima? Come sarà il
giorno del matrimonio dei suoi figli, giorno che io per Andrea non
vedrò mai? Come sarà la vita sua, dei suoi figli, di sua moglie,
quando avrete dei momenti di gioia dei quali noi non potremo più
godere? La prego signor C. A. consegni questa lettera aperta al suo
avvocato, gli chieda di non patteggiare, la scongiuro in nome di
Andrea, in nome del mio bellissimo bambino, non uccida due volte mio
figlio, perché patteggiare la pena, scendere a compromessi con la
legge per me, per tutti noi che abbiamo subito un lutto di questo
genere, significa uccidere per la seconda volta chi ha perso la sua
vita, massacrato sull'asfalto»
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