Per il Diritto a una giustizia con la G maiuscola!


QUESTO BLOG NASCE DAL LIBRO "VITTIME PER SEMPRE", DI BARBARA BENEDETTELLI, SCRITTRICE E ATTIVISTA DER I DIRITTI DELLE VITTIME. UN TESTO DI DENUNCIA FORTE. PAGINE ACCORATE, SCRITTE CON PASSIONE CIVILE E RIGORE. NON UN LIBRO, UNA CAUSA - AMA DIRE LA BENEDETTELLI - CHE DEVE ESSERE DI TUTTI E CHE VA OLTRE LE IDEOLOGIE PERCHE' LA VITA E' UN BENE SUPER PARTES, COME LA GIUSTIZIA! DALL'IMPEGNO CIVILE DELLA BENEDETTELLI NASCE UN MOVIMENTO ATTIVO DI PERSONE, COLPITE O MENO DAL REATO CONTRO LA VITA: GIUSTIZIA E DIRITTI PER I CITTADINI COLPITI DAL REATO CONTRO LA VITA


"Nel testo, come nel blog, la parola Vittime, al plurale, indica i congiunti di chi è stato ucciso, mentre al singolare indica la persona uccisa. La “V” maiuscola è invece una scelta che sottolinea il valore “unico” di una condizione immeritata, non voluta, di grande e durevole sofferenza. Dobbiamo a queste persone un rispetto che, ancora oggi, non c'è. Quando vedrò la parola Vittime con la "V" maiuscola in ogni testo, ogni commento, ogni blog, ogni giornale allora potrò dire: "Le nostre parole sono arrivate all'anima del mondo e lo hanno cambiato!"

BB

martedì 15 febbraio 2011

DELFINO ASSOLTO PER IL DELITTO BIGGI.


Era il 10 agosto 2007 quando Luca Delfino, 32 anni, massacrò l'ex fidanzata Maria Antonella Multari in pieno centro a San Remo. Morta in piena estate, nel mese delle vacanze e della gioia, a un giorno dal suo compleanno. Una fine tremenda arrivata sull'asfalto di un marciapiede ammorbidito dal sole cocente. 
Antonella il suo assassino lo conosceva bene. Lei lo aveva amato. Lui “l'amava” ancora. L'ha “amata” per ben 40 coltellate. Quaranta buchi nella carne perché lei aveva detto no a una storia che non voleva più. Le faceva male. Delfino per Antonella era quello che oggi possiamo definire uno stalker. Una persona che limita la libertà di un'altra persona attraverso comportamenti persecutori, ovvero "un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico, e un ragionevole senso di timore".  Un timore che in questo caso si era allargato a tutta la famiglia. Minacce e percosse. Un incubo che nessuno ha saputo fermare. 
Antonella è morta. 
Nel 2009 la sentenza. Il PM aveva chiesto l'ergastolo, invece la condanna è di 16 anni e 8 mesi, oltre a 5 anni di ricovero in una struttura psichiatrica. Una condanna adeguata? L'omicidio era premeditato, ma la "semi" infermità mentale ha alleggerito la posizione di Delfino. Il rito abbreviato ha fatto il resto. Giusto ammetterlo in questi casi? Antonella sarebbe morta se Delfino fosse stato trattenuto come principale sospettato del delitto Biggi, come avevano chiesto gli investigatori?

LUCIANA BIGGI 
Il 28 aprile del 2006 a Genova muore sgozzata con un vetro frastagliato Luciana Biggi. Anche lei, come Antonella Multari, ex di Delfino, da subito il principale sospettato. Nell'ottobre del 2010 è stato avviato un processo a suo carico proprio per questo delitto, quattro anni prima invece erano cadute le accuse per “insufficienza di prove”. E lo metto tra virgolette perché per il capo della squadra mobile del capoluogo ligure, Claudio Sanfilippo, invece, c'erano "«elementi indiziari gravi e circostanziati ». [Tanto gravi da chiedere che fosse] emesso un provvedimento di custodia cautelare in carcere.(...): «Si tratta di un individuo di estrema pericolosità, pertanto si può affermare che Luca Delfino è in grado di commettere fatti dello stesso tipo»(…)La conclusione degli investigatori si basa sui precedenti specifici scoperti sul suo conto e su una «analisi comportamentale» alla quale hanno fornito un apporto anche gli esperti giunti da Roma per collaborare alle indagini. Sono gli specialisti dell' Uacv che dopo aver effettuato il sopralluogo sulla scena del crimine, hanno esaminato gli atteggiamenti pregressi e attuali dell'indagato. (...)Un lungo capitolo del rapporto è dedicato ai precedenti di Delfino. E in particolare all'aggressione di un'altra ragazza con la quale era stato fidanzato qualche anno prima. La giovane (...)[r]acconta quel legame violento, le minacce, le botte.(...)Il comportamento, sempre molto aggressivo, viene evidenziato in modo chiaro nel «profilo» delineato dagli specialisti che si basa anche sulle testimonianze dei suoi amici, di chi lo conosce da anni e ha assistito ai suoi frequenti scatti d'ira. «Delfino ha una personalità disturbata», è scritto nella relazione. La polizia consegna il rapporto, chiede la misura cautelare, poi aspetta la decisione dei pubblici ministeri. Non accade nulla. Delfino resta indagato, ma i magistrati ritengono che gli indizi, sia pur gravi, non siano sufficienti per sollecitare il suo arresto.” 
Siamo a febbraio del 2011. La Corte d'Assie di Genova emette la sua sentenza: "Assolto perché il fatto non sussiste". Insufficienza di prove. Quello che sussiste, che è tangibile, è la morte di una donna. Le hanno tagliato la gola e l'hanno lasciata agonizzante in un vicolo buio. Non c'è più. 
Resta il dolore immenso dei suoi familiari e una sentenza che non convince. L'avvocato di Delfino dichiara: " Speravo di ottenere questa assoluzione e credo che la Corte d’assise abbia avuto molto coraggio per pronunciare questa sentenza". Sì, c'è voluto coraggio.
La sola prova certa, in questa vicenda, è quella di una stanza vuota. E di un'umanità, quella della Vittima, cancellata. 
 “Ciao mamma. Ci vediamo stasera!” Ma quella sera non tornerà nessuno! 
Nel Contratto Sociale Rousseau scrisse: “la protezione dovuta ai cittadini esige di commisurare le pene all'atrocità dei crimini e di non sacrificare, in nome dell'umanità, l'umanità stessa”. 
Non vi sembra invece che in nome dell'umanità di uomini che dimostrano ogni giorno la loro violenza tremenda, noi sacrifichiamo non solo l'umanità stessa, ma anche la vita?

Basta!  Clicca qui.

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