Cara Ministro Cancellieri,
sulle Sue affermazioni in Commissione Trasporti:
Punto 1) "Resta il dubbio -
prosegue Cancellieri - sulla percorribilità della perpetuità della revoca, per
i possibili profili di incompatibilità con il quadro costituzionale".
Immagino si riferisca all'articolo 16, ma dal momento che
"Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte
del territorio nazionale, salvo le
limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di
sicurezza" non vedo dove sia il problema. Inoltre vorrei farLe notare
che la libertà di movimento non è esclusa a chi viene impedito ( per gravi
motivi di sanità e sicurezza appunto) di guidare un veicolo a motore, in quanto
siamo nel 2012 ed esistono mezzi pubblici che permettono di raggiungere
qualsiasi luogo vicino e lontano, siamo muniti di piedi e possiamo usare senza
problemi la bicicletta. E’ invece notevolmente limitata la libertà di movimento
a chi si trova in una bara a causa di una persona che non ha rispettato le
regole stradali e ha ucciso, in questo caso non possiamo che chiamarlo omicidio
stradale.
Vorrei farLe notare anche che l’
incompatibilità costituzionale si profila invece quando la pena per il reato
di omicidio non è effettiva - come avviene nel 90% dei casi di omicidio
stradale - negli articoli 27 comma uno e comma tre - articolo 3 comma due
- articolo 31 comma due - e articolo zero, che non c'è ma è sottinteso e riguarda
il diritto umano alla vita e alla giustizia.
Punto 2) “bisogna punire
adeguatamente i comportamenti degli automobilisti prima, per prevenire”.
Siamo d'accordo, tanto che ho trovato assurdo inserire tra i reati
minori da depenalizzare proposti proprio da questo governo, quello della guida
in stato di ebbrezza.
Punto 3) Omicidio stradale (perché al
di là del codice quello è ogni volta che viene uccisa una persona, drogati o
meno che si sia, perché non si rispettano le regole e si commette dunque non un
incidente, ma un reato stradale): lei riconosce che "la prospettiva di
sanzioni pesanti rappresenta un notorio fattore di deterrenza, ma sulle nuove
ipotesi di intervento proposte gravano perplessità di ordine tecnico che
attengono all'inquadramento giuridico della nuova fattispecie di reato con le
ipotesi dolose e colpose già disciplinate dal Codice Penale"
Rispondo che la prospettiva di sanzioni pesanti è relativa
rispetto alla prospettiva di sanzioni reali. Perché vede, nei fatti, le
sanzioni quando si uccide, nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono
grazie ai riti premiali come patteggiamento, rito abbreviato e condizionale. La
realtà deve essere considerata per quello che è specialmente se si parla di
tecnicismi. Quindi la prospettiva reale dei familiari delle Vittime innocenti e
anche dei cittadini tutti che non vogliono diventarlo, non è che le sanzioni (
o meglio le pene) siano pesanti, ma che siano reali: siano inderogabili ovvero
effettive per rispondere al principio costituzionale di personalità della pena
e di educazione del reo, al diritto naturale alla giustizia e alla vita, e
siano davvero deterrenti altrimenti le regole stradali non hanno spessore come
la vita.
Punto 4) l'introduzione di un nuovo
reato potrebbe creare maggiore confusione, meglio semplificare.
Di fatto è già introdotto dal momento che, nonostante non sia
trattato come tale dal codice penale e dai giudici ( che dovrebbero assumersi
la responsabilità civile ogni volta che c’è flagranza di reato stradale perché
le pene non sono educative in quanto nulle, grazie alla loro discrezionalità) per distinguere questo omicidio da un altro lo
si chiama “omicidio stradale” ( avviene anche nelle proposte di legge di chi
non si dice d’accordo all’introduzione, assurdo no?!) Allora semplifichiamo e
diminuiamo la confusione che si crea anche con altri omicidi cosi detti
colposi. Eliminiamo la parola colposo, aggiungiamo stradale. Via dolo o colpa
che generano confusione al punto che un primo grado dà il dolo e il suo secondo
grado dà la colpa ( assurdo no?). Introduciamo attenuanti e aggravanti,
eliminiamo il patteggiamento e la condizionale e rendiamo queste pene così
necessarie certe, non solo per le Vittime e per rispondere alla adeguatezza
della pena rispetto alla gravità del reato, ma anche per il reo e la società,
sgravando il magistrato dalla enorme responsabilità della scelta. Meno
complesso di quanto sempre, capace di semplificare l’attuale caos e forse di
salvare qualche vita, a oggi Ministro, ancora dodici al giorno in Italia,
scelte a caso.
Punto 5) "sono particolarmente
sensibile all'ansia di giustizia che si leva dai familiari delle vittime della
strada"
Non è ansia Ministro, è una richiesta umana e legittima di
giustizia. Va accolta perché siamo tutti cittadini di uno stesso Stato.
Barbara
Benedettelli
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